Autofagia: l’umanità che inghiotte se stessa

La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

C’è un fantasma che aleggia, sempre più sinistramente, sull’intera umanità: è lo stravolgimento climatico globale, che comporta non già una minaccia, bensì la reale prospettiva, tutt’altro che lontana, di una catastrofe per il genere umano. E il dramma è che l’attuale situazione è frutto di una “actio hominum”, cioè della condotta dell’umanità stessa, il cui impatto sul pianeta terra risulta sempre più pernicioso ed esiziale.
Si delinea, così, una sorta di morte per autofagía, con l’immagine di una umanità che inghiotte se stessa. Se ne fa un gran parlare, senza effettivo costrutto, giacché le misure per invertire la tendenza sono ben lontane dai deboli – talora goffi – tentativi di intervento, in atto o in potenza, fin qui presi in esame. E, dunque, la realtà effettiva di oggi assomiglia a quella del senato romano, che seguitava a discutere, mentre il nemico era alle porte: “dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, scrive l’illustre storico con icastica espressione.
Cosa c’è, allora, di così terribile, da proiettare all’orizzonte uno scenario apocalittico? Ebbene, si è registrata, in Siberia settentrionale, una temperatura di 40 gradi, circostanza – mai accaduta – che si sarebbe definita impossibile, se non si fosse verificata. Imponenti incendi distruttivi hanno riguardato, spesso contemporaneamente, più punti di diversi continenti, dall’Europa all’America, all’Oceania. Il livello dei mari continua a salire in modo ingravescente e gli esperti avvertono che così, stanti e seguitanti le  cose, la prospettiva è quella di una erosione dalle coste tale da distruggere tutte le metropoli che si affacciano sul mare. I ghiacci ed i ghiacciai si stanno riducendo con velocità crescente, tanto da prefigurare un Polo Nord sull’acqua, posto che l’Artide, a differenza dell’Antartide, non ha una piattaforma continentale. E si potrebbe continuare nella enumerazione di fattori, che, da soli, sono in grado di avere effetti letali.
Non è, pertanto, eccessiva l’immagine di un quinto cavaliere dell’Apocalisse, ben più letale e definitivo degli altri quattro, che prefigura una catastrofe globale, un “armageddon” per l’umanità.
Giova, del resto, riflettere sul fatto che, in tutto il sistema solare, non appaiono esserci forme di vita nel senso da noi inteso. Ciò significa che la vita sul pianeta terra costituisce una assoluta eccezione, frutto di eccezionale combinazione di elementi, il cui concorso ha creato le condizioni per la vita. Così, la prosecuzione di tale stato non può che essere in funzione della persistenza e, soprattutto, dell’equilibrio – fragile – di tali innumerevoli fattori. Ebbene, l’uomo, nell’ultimo secolo, con progressione fortemente crescente, ha pesantemente – ed assai negativamente – influito su diversi di tali fattori: e ciò, in termini tali, da minacciare concretamente l’equilibrio succitato.
Per una correzione di rotta nel complesso delle attività umane a livello globale è già troppo tardi oggi? Lo era già ieri. Non ha molto senso perdersi dietro domande di genere siffatto. Certo è che la situazione è grave e che la posta in palio è, in assoluto, la più importante che mente umana possa immaginare. Se continueranno a protrarsi ciechi egoismi – e relative condotte – di popoli e nazioni, allora la sorte sarà segnata e l’autofagia dell’umanità sarà compiuta.
La crisi in atto, tuttavia, può trasformarsi in una grande opportunità: può consentire, cioè, di raggiungere l’obiettivo di salvare il pianeta e le persone dalla distruzione e, allo stesso tempo, di creare nuove risorse in grado di imprimere una spinta all’economia, innovando altresì le strutture sociali ormai incrostate d’antico. Dobbiamo reagire. Dobbiamo, in altri termini, smettere di accedere a risorse in via di esaurimento e rivolgere la nostra attenzione a energie rinnovabili, costruendo un’economia fondata su un circolo virtuoso nel quale addirittura i rifiuti possono diventare una risorsa decisiva per il benessere di tutti noi. A margine di questo, dobbiamo intuire e assecondare le grandi revisioni della società, adottando modelli anch’essi sostenibili e, inevitabilmente, più giusti.

 

Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia