“Pasqua 2021: una speranza nella notte”

L'editoriale del Vescovo Corrado Sanguineti sull'ultimo numero del settimanale "il Ticino" della Diocesi di Pavia

Siamo ormai alle porte della Pasqua, segnata come nel 2020 dall’epidemia ancora in corso, anche se non siamo più nelle condizioni del lockdown totale di un anno fa. S’intravede una via d’uscita, che avrà i suoi tempi e le sue fatiche, grazie alla vaccinazione in crescita, tuttavia si avverte nella gente un clima di logoramento. L’ha ricordato anche Papa Francesco la scorsa domenica delle Palme: «Siamo entrati nella Settimana Santa. Per la seconda volta la viviamo nel contesto della pandemia. L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati. E la crisi economica è diventata pesante». Naturalmente, se apriamo gli occhi oltre il nostro Paese, ci rendiamo conto che non c’è solo la pandemia, purtroppo ci sono altre tragedie e ferite che colpiscono popoli interi: pensiamo alla dura repressione in Myanmar con decine di civili uccisi dai militari, ai gesti di violenza contro i cristiani, in varie nazioni del mondo, soprattutto a opera dell’estremismo islamico, come il recente attentato in Indonesia davanti alla cattedrale di Makassar sull’isola di Sulawesi, alle guerre dimenticate in Africa, alla situazione di grande sofferenza in nazioni dell’America latina. Eppure Pasqua ritorna e porta con sé un annuncio di speranza che può risuonare nel cuore di ogni uomo: certo, per chi vive un’esperienza di fede, la Risurrezione è l’avvenimento che cambia tutto e fonda una speranza invincibile. Cristo risorgendo dai morti, nel suo corpo di carne, reale e glorioso, si manifesta ai primi discepoli come il Vivente e da allora continua a essere una presenza all’opera nel cuore degli uomini e nelle contraddizioni della storia. Come canta la liturgia: «In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge». Questa è la speranza dei cristiani, che con semplicità e letizia cercano di testimoniare a tutti, in ogni situazione, come mostra in modo luminoso la vita dei santi, di ogni tempo, ognuno diverso dall’altro, anche nella nostra città di Pavia e nella nostra terra lombarda: le comunità cristiane sono, pur con i loro limiti, il volto di questa presenza che non cessa di far germogliare segni di bene, di carità, di risurrezione, anche in questo passaggio complesso che stiamo affrontando. La Pasqua di Cristo, che si rinnova nel miracolo di esistenze cambiate e trasfigurate dalla fede in Gesù, dona uno sguardo più profondo, che sa attraversare le apparenze di morte, che non si rassegna alla prepotenza del male, che sa vedere i fragili germogli del bene. Così, con questo stile discreto, di una Presenza che non s’impone, ma bussa alla porta del cuore, il Risorto cerca di farsi strada nella vita degli uomini e delle donne, anche di questo tempo, nella nostra società occidentale, a prima vista sempre più secolarizzata e lontana dall’eredità viva della fede. In un suo intenso dialogo al Meeting di Rimini del 1983, il teologo francese ortodosso Olivier Clément, evocava così il senso e il dono della Pasqua: «Poiché la Passione è l’evidenza della storia, ma la Resurrezione è il segreto della Fede, il segreto della Chiesa, Cristo non è sceso dalla croce sotto gli occhi di tutti come la gente gli chiedeva in tono canzonatorio. Dopo la sua Resurrezione, non si è manifestato al mondo, ma a quelli che lo amavano, il cui cuore ardeva, come i pellegrini di Emmaus, a quelli che piangevano, i cui occhi si aprivano improvvisamente quando Lui li chiamava per nome, come Maria di Magdala. Nella libertà regale della Fede noi scopriamo che il Crocefisso è il resuscitato, ci resuscita, che il mondo, questa tomba, è in realtà una tomba vuota riempita di luce, di gioia, di dolcezza meravigliosa». Pasqua, allora, racchiude un invito per tutti, uomini e donne di ogni “credo” e di ogni ideale: la vita è più di ciò che appare, la realtà, anche nei suoi tratti dolorosi e drammatici, porta in sé una positività irriducibile, e paradossalmente, più è dura e sofferta, più si manifestano l’impeto di bene e la capacità di resistenza, di ripresa e di ricostruzione, propri dell’animo umano. Nella certezza che dopo ogni notte, sorge sempre l’alba, dopo ogni inverno, ritorna la primavera, dopo ogni tempesta, le nubi si diradano: «Risorgere è l’esercizio quotidiano di precipitare (guardare, ascoltare, cercare soluzioni) nella realtà: solo così sboccia la vita in noi e attorno a noi» (Alessandro D’Avenia).

È il mio augurio di buona Pasqua a tutti voi!

 

Mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia)