La Sacra Scrittura di domenica 7 marzo

Il commento di don Michele Mosa. «Noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani»

Scandalo e stoltezza: emozione e ragione, giudei e greci. E Dio, qualunque dio, il dio di Gesù Cristo e dei Vangeli prima di tutti, resta lontano da te. Irraggiungibile. Non per sua scelta o decisione. Al contrario, ti è talmente vicino che ti scandalizza, che vi inciampi (scandalo significa proprio inciampare), perdi l’equilibrio e, pur di non cadere, sei disposto a tutto. Anche a dar credito agli idoli. Illusione e delusione. Se afferri il Padre, ti sostieni; se ti attacchi a una statuetta, a un’idea, a una tradizione… chi ti sosterrà? Idolo però non è solo magia e superstizione è anche fredda ragione, tecnologia insensibile, avido guadagno: perché senza cuore tutto diventa ghiaccio e ha il sapore della morte. Ma il Dio che chiama Abramo, si china sugli schiavi d’Egitto, si fa uomo a Betlemme, è vivo. Vive e dona vita. In abbondanza. E, nel soffio dello Spirito, crea unità. Lo scandalo in cui come in una pietra inciampo è la fiducia che il mio vicino ripone in me. Perché io di lui non mi fido tanto. È di un orientamento politico diverso dal mio. Ama la montagna mentre io preferisco il mare. Non va mai in chiesa, anzi parla male della religione. Però… fa il volontario nella Croce Rossa. E quando ero malato mi telefonava tutti i giorni. Mi faceva la spesa e io non gliel’avrei mai chiesto. Questo è lo scandalo della croce. Questa è la stoltezza della croce. Ti precede. Ti ama. Ti abbraccia. Ti confonde. Ti lascia a bocca aperta. Questo è il Dio raccontato da Gesù di Nazareth. Questo il Dio di cui mi sforzo di essere discepolo e che non riesco a testimoniare a chi vive con me: il Dio delle sorprese. Il Dio “incomprensibile” come incomprensibile è l’amore: si vive non si spiega. Come la vita che – diceva Pirandello – «si vive, non si spiega». Troppa teologia mi sa che fa male all’anima. Abbiamo bisogno di inciampare più spesso nella Croce e nel Crocifisso. Abbiamo bisogno di fare ogni giorno l’esperienza di Tommaso: vedere e toccare il nostro Salvatore. Troppo incenso e troppe parole ci allontano dal Padre. L’unica nube di cui abbiamo bisogno e nella quale dobbiamo perderci è lo Spirito. Inciampa nella Croce e invoca anche tu con me: Donaci o Padre il tuo Santo Spirito. Te lo chiediamo per Cristo tuo Figlio. Amen.

 

Don Michele Mosa