“E’ inutile continuare a recitare quando le luci si sono spente”

L'appello di Silvio Petitto: "Basta penalizzare i lavoratori dello spettacolo e della cultura"

Siamo alla vigilia dell’ennesima proroga di chiusura dei teatri, spazi per concerti, cinema teatro e di molti altri spazi dove la cultura e lo studio si sviluppano o vengono espresse. Questa ennesima chiusura degli spazi della cultura, indiscriminata in tutta Italia, indipendentemente dal livello di rischio delle singole zone, sta suscitando una debole reazione e pochissima discussione, a parte rare, singole voci dei soliti addetti ai lavori. Si paga caro la frammentazione del settore e una rappresentanza che solo da poco esiste (io ho aderito a “Bauli in Piazza”) e che è parzialmente riconosciuta dalle istituzioni. Si paga il silenzio da parte di un ministro assente e di molte istituzioni nazionali e locali. La chiusura dei luoghi di spettacolo poteva essere una tra le varie misure plausibili per diminuire la circolazione di persone, cosa senz’altro necessaria per cercare di limitare il diffondersi del virus. Per questo a marzo la collaborazione e il senso di responsabilità ci ha fatto accantonare le nostre sacrosante recriminazioni. Già dopo l’estate probabilmente non era la più urgente né la più efficace, visto che su 350mila spettatori in 2 mila spettacoli estivi è risultato un solo contagio (dati Agis). Mentre in tutta la penisola nessun controllo veniva effettuato e poche regole venivano garantite in troppe spiagge, in troppe discoteche, in troppi locali che sommate con la scellerata gestione dei trasporti pubblici hanno portato a inizio autunno ad una nuova ondata di contagi. Da troppo tempo il silenzio sul futuro del settore spettacolo, della cultura è stato unicamente affrontata (ma in modo parziale nella sostanza) come una questione di ristori. ORA BASTA!

Non siamo degli irresponsabili a chiedere chiarezza. Abbiamo già dato prova di professionalità, senso profondo di responsabilità verso il pubblico e verso i lavoratori del settore e resilienza. Ancora una volta si fanno scelte non spiegate richiamando al senso di responsabilità e al pericolo della pandemia a livello sanitario. Occorre che questa volta si spieghi questa prolungata chiusura non solo ai lavoratori dello spettacolo e della cultura  ma a chi frequenta come spettatore, fruitore o addirittura chi non li frequenta.  Perché non darla vuol dire contribuire ad affermare l’idea che della cultura (o almeno della sua esperienza fisica) si possa fare a meno. Questo periodo, invece, poteva diventare un’occasione per iniziare a cambiare le cose, per rendere i teatri più familiari, almeno nel dibattito generale, affermandone l’importanza, la centralità come luogo pubblico, accogliente, sicuro in cui riconoscere alle persone un ruolo che non fosse solo quello legato alla produzione e al consumo. Si doveva aprirli di più, i teatri, anziché chiuderli!

Nella battaglia contro questo maledetto virus la ricerca ha vinto perché ci ha dato in pochissimo tempo armi per prevenire e curare questa malattia nuova, concludendo l’anno con tanti vaccini già approvati e disponibili. Chi esce sconfitta invece, se non addirittura morta, è la cultura, la scuola e l’università̀. Cinema, teatri, aule di scuola superiore e non solo, aule di università, tirocini pratici, musei, ecc. sono chiusi da troppo tempo. In Italia si è uccisa la cultura della socializzazione. Tutto questo ha bisogno di risposte chiare e urgenti. Cosa fare in questo periodo?

E’ INUTILE CONTINUARE A RECITARE QUANDE LE LUCI SI SONO SPENTE E CALATO IL SIPARIO (cit.). 

 

So che è difficile dire ad un attore, ad un musicista, ad un qualsiasi artista non proporre, anche se solo in video, la propria arte che è anche frutto di passione e studio. Molti lo hanno sempre fatto e non solo in questo periodo forzato di chiusura. Io però penso che si debba far capire cosa vuol dire ASSENZA SPETTACOLARE. E cioè il buio totale, il silenzio totale, un microfono spento, una sedia vuota in un palcoscenico sgombro, delle scarpette appese, una chitarra riposta in un angolo, una sbarra abbandonata. Per una settimana, forse è sufficiente anche solo tre giorni. Per rendere questo silenzio assordante e questo buio acceccante. C’è bisogno di azioni pacifiche ma dirompenti, fortemente significative. Per la nostra dignità e per una ripartenza economica e organizzativa credibile e urgente. Per fare in modo che alla ripartenza ci si arrivi tutti.

Mai avrei voluto combattere questa battaglia nel 2021 cioè nel 30 esimo anno di attività della mia società ma ormai il passato, lo abbiamo capito tutti, poco conta quando il futuro è così compromesso.

 

Silvio Petitto (titolare della PROMOTER PV)