La Sacra Scrittura di domenica 2 agosto

Il commento di don Michele Mosa. «Chi ci separerà dall’amore di Cristo?»

Da credente rispondo niente e nessuno. Ho sbagliato: la risposta mi fa superare l’esame di biblica ma non quello, più vero, della vita. Ci vuole poco a separarmi da Cristo: molto meno di una persecuzione. Meno delle necessità materiali: cibo o vestito o casa che siano. Basta il mio egoismo e il mio orgoglio. Il mio bisogno di essere riconosciuto (non dico premiato, sarebbe troppo). E questo penso valga per moltissimi di noi, se non per quasi tutti. Di fronte a un sondaggio siamo tutti cristiani, magari non praticanti. Però abbiamo più il sapore del “cristianesimo dei valori non negoziabili” (strana definizione: se sono valori sono di per sé non negoziabili) più che del Vangelo. Oppure ci appelliamo al Vangelo e all’aria fresca che soffia dalle sue pagine ma rischiamo (duro da riconoscere) di voler una comunità di puri e duri. Cosa mi tiene legato a Cristo? Ho paura che non sia la mia preghiera: abitudinaria, parolaia, sciatta e ripetitiva. Fatta di richieste condita di distrazione ed egoismo. E, credo, non sia neppure la mia carità, troppo spesso da prima pagina o da applauso: «hanno già ricevuto la loro ricompensa» (Mt 6, 2). Mi tiene legato a Cristo la “catena d’oro” del suo amore. Della sua misericordia. Un racconto rabbinico: «Ognuno è legato a Dio da una corda. Quando commetti una colpa, la corda si spezza. Ma appena ti penti, Dio fa subito un nodo e la corda si accorcia: ti avvicini un poco di più a lui. Così di colpa in colpa, di pentimento in pentimento, di nodo in nodo, ci avviciniamo sempre di più, e si arriva al cuore di Dio! Tutto è grazia… anche i peccati!». Per questo faccio mia la preghiera di San Paolo VI: «O Cristo, nostro unico mediatore, Tu ci sei necessario: per vivere in Comunione con Dio Padre;
per diventare con te, che sei Figlio unico e Signore nostro, suoi figli adottivi;
per essere rigenerati nello Spirito Santo. Tu ci sei necessario,
o solo vero maestro delle verità recondite e indispensabili della vita,
per conoscere il nostro essere e il nostro destino, la via per conseguirlo. Tu ci sei necessario, o Redentore nostro,
per scoprire la nostra miseria e per guarirla;
per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono. Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace. Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore di espiazione e di redenzione. Tu ci sei necessario, o vincitore della morte,
per liberarci dalla disperazione e dalla negazione, e per avere certezze che non tradiscono in eterno. Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio-con-noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra vita faticosa, fino all’incontro finale con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli”.

P.S.: Buone vacanze.

 

Don Michele Mosa