“Un patto generazionale tra giovani e anziani per battere il Covid-19”

Sull'ultimo numero de "il Ticino" l'intervista al prof. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello “Spallanzani” di Roma e membro del Comitato tecnico che supporta il Governo

“Per riuscire ad arginare la diffusione del Covid-19, è necessario un patto tra generazioni. Anziani e giovani non vanno distanziati tra di loro, ma anzi devono diventare alleati e scrupolosi esecutori delle misure di prevenzione”. E’ un’indicazione davvero interessante quella che arriva dal prof. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive (INMI) “Lazzaro Spallanzani” di Roma e membro del Comitato tecnico che supporta il Governo nelle azioni di contrasto al Coronavirus. Una riflessione stimolante sotto il profilo sociologico, oltre che in ambito medico. L’intervista al prof. Ippolito è pubblicata sull’ultimo numero del settimanale “il Ticino”. “Fortunatamente siamo usciti dalla prima fase dell’attuale pandemia, che ha provocato una situazione devastante soprattutto nel Nord del Paese – sottolinea il prof. Ippolito -. Sono stati stravolti i modelli organizzativi e sociali, è stato messo a dura prova il Servizio Sanitario Nazionale. Un’emergenza che ci ha fatto sperimentare risposte all’epidemia più simili a quelle adottate in epoca medievale, che non a quelle elaborate dall’alta specializzazione medica”.

 

Come è cambiata la nostra vita con la pandemia da Coronavirus?

 

“E’ bastato l’arrivo di un virus piccolissimo, per modificare drasticamente gli scenari ai quali eravamo abituati da molto tempo. Abbiamo scoperto che la malattia è vicina a noi per tutto il percorso della nostra vita. Questa pandemia ci ha fatto capire che non può più essere attendibile un modello sociale che vede solo i giovani e gli adulti come forze produttive della società, con gli anziani destinati a restare a casa e ad essere i primi fruitori della sanità”.

 

Perché ritiene così importante, anche sotto il profilo di prevenzione sanitaria, un “patto generazionale” tra giovani e anziani?

 

“Non si possono più lasciare gli anziani da soli, costringendoli magari a finire il loro ciclo di vita in una casa di riposo. Abbiamo visto gli enormi problemi sorti nelle Rsa durante la pandemia. Va creato invece un tessuto sociale nel quale anche chi entra nella terza età si senta ancora considerato dagli altri, gli vengano offerte opportunità di relazione e sia anche incentivato a svolgere un’attività fisica. Le stesse parrocchie, da sempre luogo d’incontro, possono essere comunità ideali per l’integrazione sociale degli anziani anche attraverso il rapporto con i giovani. Un anziano che resta a casa sua non si sente solo e può anche essere curato meglio”. (A.Re.)

 

POTETE LEGGERE L’INTERVISTA INTEGRALE AL PROF. GIUSEPPE IPPOLITO SULL’ULTIMO NUMERO DE “IL TICINO”, CHE TROVATE IN TUTTE LE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI PAVIA E NELLE EDICOLE DI TUTTA LA PROVINCIA