“Alla Cortese Attenzione degli umani: siate sentinelle del futuro”

Una riflessione di Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia

 

Solo l’amare, solo il conoscere

conta, non l’aver amato,

non l’aver conosciuto. Dà angoscia

il vivere di un consumato

amore. L’anima non cresce più.

 

Pier Paolo Pasolini  (“Il pianto della scavatrice”)

 

Per fortuna, non tutti gli italiani sono irresponsabili. È forse quell’atavico volere fare i furbi che non ci fa fare bella figura all’estero, per esempio, quando si è in coda e il solito furbo vorrebbe farla in barba agli altri, e non rispetta il proprio turno? Parola-chiave è rispetto. Adesso più che mai in quest’avvio di fase due. Rispetto, innanzitutto, di poche e semplici prescrizioni, che tutti conosciamo: l’uso delle mascherine, i guanti, il distanziamento sociale. Poi ci scandalizziamo dinanzi all’imbecillità di certi comportamenti. Sono cose dell’altro mondo, ma qualcuno – i soliti ignoti – l’ha fatto.

C’era una volta un mondo in cui tutti se ne stavano rinchiusi nelle proprie case, somiglianti a gabbie, e quando uscivano – solamente pochi avevano il coraggio di farlo o, forse, lo facevano per necessità imprescindibili, la ricerca di cibo o del medicinale indispensabile – indossavano guanti di lattice e mascherine. Poi, in un radioso mattino di maggio, si spalancarono i cancelli dei parchi e una frotta di bambini scatenati si riversò nei prati. Si udì una voce: “Per quanto tempo si possono tenere segregati dei bambini?…”

Anna Frank ci rimase 25 mesi per non essere scoperta, e qualche incosciente ha il coraggio di lamentarsi? Guardate lo sguardo vacuo di quei genitori incoscienti che hanno portato al parco i loro pargoli a giocare a calcio dribbling… tutti senza mascherine, senza guanti. La stessa voce di prima parlò di nuovo: “Non li si può tenere sempre con la museruola, sono bambini. Basta panico, altrimenti non ne usciremo più. Che si prenda in forma leggera il Covid-19, non sarebbe un male, si avrebbe finalmente quell’auspicata immunità di gregge.”

Una sera, il popolo dei Navigli uscì, spinto per insopprimibile nostalgia della Movida milanese, e volle brindare. Via le maschere, e il distanziamento sociale, iniziarono i balli, frizzi e lazzi, quella brava gente voleva lasciarsi alle spalle i mesi passati a Divano Marittima. Che tutto finalmente si perdesse nell’oblio! Il frastuono e gli sghignazzi riempirono quegli spazi fino a pochi attimi prima immersi in un silenzio spettrale. Le volanti della polizia arrivarono e il popolo dei navigli ammutolì. Solamente un cameriere di mezza età, anche lui senza mascherina disse, ma a bassa voce: “Ma son solo ragazzi…”

Di “matta bestialitade” abbonda la storia del genere umano.

Il contagio non è frutto dei decreti, ma delle cattive condotte di chi ha gestito le RSA, dove il virus ha compiuto una vera e propria strage di poveri anziani inermi. E se le cattive condotte ci sono state pure negli ospedali, non è certo colpa di medici e personale sanitario. Sicuramente, il contagio sarebbe stato più ridotto se tutti avessero osservato delle semplici prescrizioni. È un problema di coscienza se ci sono stati e forse ci saranno comportamenti criminaloidi. Ma non tutti gli italiani sono irresponsabili. Certo, occorre che ciascuno abbia scolpita dentro sé la massima kantiana: Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto!, e diventi una sentinella del Bene comune. Ma affinché questo accada è necessario che ci sia la coscienza in ogni uomo.

L’Appello per la libertà della Chiesa e del pensiero di Aldo Maria Valli (7 maggio 2020), sottoscritto da esponenti della Chiesa, della cultura, del mondo medico-scientifico, ha aperto scenari inquietanti. Che nel Covid-19 vi sia la mano dell’uomo è convinto il premio Nobel Luc Montagnier. Che dietro a tutto questo – la pandemia, il panico, la crisi economica e sociale – vi sia una sorta di entità sovranazionale, è ipotizzabile, anche se non è dimostrato e forse non lo sarà mai.

Un’entità dall’alto potenziale terroristico, che ha “fortissimi interessi commerciali e politici in questo progetto” (Cfr. A. M. Valli, Appello per la libertà della Chiesa e del pensiero), il cui scopo è la dominazione del pianeta. Be’, quest’entità misteriosa, senza volto – come il virus forse da essa creato – non ha fatto i conti col segnale lanciato da Covid-19 all’umanità. Un segnale, innanzitutto, di attenzione verso quei comportamenti violenti e nocivi dell’uomo sulla natura. Che non si perseveri più su quella strada che si potrebbe chiamare liberismo, disboscamento selvaggio, sfruttamento delle persone ridotte in schiavitù in fabbriche che somigliano in maniera impressionante alle officine Renault degli anni Trenta del Novecento, dove mise piede come operaia Simone Weil per condividere l’esperienza del popolo degli sfruttati fino a lasciarci la vita. Ma prima di andarsene, a trentaquattro anni, stroncata da polmonite per gli stenti e gli eccessi di un lavoro massacrante, la grande filosofa ci ha lasciato quel memorabile libro che è La condizione operaia. Covid-19 ci dice anche di quegli

operai, spesso bambini, costretti a lavorare per pochi spiccioli in Paesi dove le persone non sanno neppure di avere dei diritti. E sempre Covid-19 ci mette davanti al totalitarismo della società dei consumi, l’opulento Occidente, la cui economia è ora in ginocchio. Ci mette di fronte alla vacuità dell’impero dei social, figlio della società dei consumi, alla comunicazione distorta, manipolata. Per alcuni pensare sarebbe un atto onanistico, assolutamente fuori tempo, fuori luogo, fuori moda. Ma lo era già da un po’, Signori miei. Rammento a chi preferisce una vignetta o un video a una frase che, almeno una minoranza ama leggere un libro, e conservare uno sguardo scevro da paraocchi. E sempre questa minoranza è fiera di permettersi il lusso del dubbio, anche, forse, per immaginare un mondo diverso, migliore.

C’è voluto il passaggio di Covid-19, e non se n’è ancora andato, affinché si ritornasse a pensare.

Turbati da questa situazione che a tratti sembra irreale, in preda all’ansia, ci si sente come un bambino smarrito. Ci sarebbe bisogno di raccoglimento per discernere. Ma qualcosa ci distoglie dall’attenzione, così necessaria. “L’attenzione assolutamente pura è preghiera.” (Simone Weil). Ma qualcosa, forse quell’entità senza volto, non ci permette di fermarci, per riflettere e discernere l’essenziale dal superfluo. Spesso è un girare a vuoto, prigionieri della paura. Talvolta è un circolo vizioso spacciato per dovere civico. Non ci permettono di fermarci, di pensare, pregare, piangere, leggere. Vorrebbero che il nostro cuore si indurisse, come una pietra. Come il loro cuore. Sarebbe essenziale, invece, fare silenzio, adesso. Per rispetto verso i morti, per aiutare con la preghiera chi sta combattendo contro questo subdolo nemico invisibile. Per sostenere medici e infermieri che hanno dato la vita, anche per chi forse non ha avuto un atteggiamento di rispetto verso sé e gli altri, e per questo si è ammalato. Che ognuno sia una sentinella dell’umano e come ogni sentinella vigili, sia attento. Capite, il silenzio per salvaguardare l’umano, ciò che resta dell’umano: la pietà, la fratellanza, la ‘sana curiosità, lo stupore.

A chi affidare le sorti di una rinascita? Chi potrebbe influire nella genesi di un mondo e una società nuovi, che ogni uomo di buona volontà non può che auspicare dopo questa gravissima crisi da cui si spera al più presto di uscire?

Forse i nonni – i Lari e i Penati di ogni famiglia – unici depositari di quei valori, ahimè di un tempo e una civiltà perduti, in via d’estinzione nella generazione dei figli, condannati a seguito di questa grave perdita, a pagare le colpe dei padri – perché anche i padri, almeno alcuni, non sarebbero esenti da colpe (Cfr. Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane) – e, poi, sicuramente i bambini, i quali, come insegna il Fanciullino di Pascoli, hanno il privilegio di commuoversi dinanzi alla bellezza.

Forse, saranno i bambini… Lasciate che i bambini vengano a me… (Marco, 10,13-16)

Forse saranno i nonni, che continueranno a educare i nipoti a quei valori dimenticati, bistrattati, trasmutati in pseudo valori che non hanno nulla di virtuoso, ma alimentano le brame di una società avida, corrotta, egoistica. Ma un ruolo fondamentale spetta anche sicuramente ai docenti: che siano “buoni maestri”, capaci di educare innanzitutto all’aretè (virtus per i latini), quel valore spirituale in cui risiede la bravura morale di ogni uomo.

I bambini, i nonni – quei padri sacri, spesso relegati in case di riposo, rivelatesi ahimè “letali” nell’attacco del coronavirus – i docenti, e tutti gli uomini e donne dotati di buona volontà: questi gli agenti catalizzatori di un mondo nuovo, nato sulle ceneri di uno vecchio, il quale, se dovesse persistere come prima, non potrebbe che finire per entropia.

 

Dott. Gustavo Cioppa

(Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia, già Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia)